Seconda domenica del Tempo ordinario
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RUBRICHE > Riflessioni sul Vangelo
17-01-2019
SECONDA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Domenica 20 gennaio 2019
Oggi il Vangelo ci parla del famosissimo miracolo del cambiamento dell’acqua in vino a Cana di Galilea. Il vino simbolo della gioia, del realizzarsi e del realizzare qualcosa di bello, simbolo della pienezza di felicità. E invece la vita spesso ti fa trovare con solo acqua nell’anfora della tua esistenza o ancor peggio con un’anfora vuota. Talvolta basta così poco, una sofferenza, un fallimento, un’esperienza negativa. E ci rendiamo conto che manca qualcosa di importante. Manca il vino, manca la voglia di vivere, di andare avanti, di tener duro, di fare festa. Allora tutto diventa grigio, faticoso, rancoroso. E cresce la rabbia, l’aggressività, la depressione. (P.C.)
Questa pagina del Vangelo viene a dirci che solo la presenza del Signore e l’obbedienza amorosa alla sua Parola può ridonarci fiducia, speranza, coraggio. Ed è preziosa la presenza di Maria che intercede, fa da ponte tra noi e Gesù e che ci parla e ci dice: Fate quello che vi dirà. Maria si accorge che manca il vino, cioè riconosce i limiti del Vecchio Testamento rappresentati dalle giare di pietra che molto assomigliano alle tavole della Legge antica e prende l’iniziativa, affinché si manifesti il Nuovo Testamento, cioè la salvezza portata da Gesù. Questo brano ci dice che Maria è attenta ai problemi degli altri, ma non solo si accorge della mancanza ma prende l’iniziativa per risolvere il problema. Credo che il primo invito per noi sia il riconoscere la preziosa presenza di Maria nella nostra vita, nel nostro cammino di fede, nel nostro esser cristiani perché dio-Padre l’ha scelta, l’ha voluta per realizzare il suo paino di salvezza, l’Incarnazione del Figlio che abbiamo contemplato a Natale.
Ma ritorniamo a quel comando-esortazione di Maria: “fate”! Troppe volte noi ci limitiamo a pregare perché Dio faccia, oppure ad aspettare un futuro che non arriva se non più problematico del presente, oppure ad un essere pazienti che rasenta la rassegnazione, Ella ci dice invece: Fate! Dobbiamo riempire le giare fino all’orlo. Con l’acqua, non abbiamo altro. Cioè con la nostra umanità e con il nostro tempo innanzitutto, poi come ci ha ricordato san Paolo mettere in atto i doni ricevuti: “a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece il linguaggio di conoscenza; a uno il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro la varietà delle lingue…per dire che tutti abbiamo dei doni, se volete molto più semplici di questi…ma non dobbiamo tenerli nascosti, dobbiamo trafficarli…Le anfore di pietra, che rappresentano l’antico testamento, sono anche simbolo di una fede stanca, quasi finita, segnata dall’infedeltà…eppure sono quelle anfore, è questa nostra vita che dobbiamo riempire, sono l’unico contenitore che abbiamo…Quante volte anche noi vediamo questi contenitori vuoti nelle nostre comunità, nella nostra vita…chiese che hanno sempre più posti se non banchi vuoti, i giovani che posso contare sulla mano, appuntamenti mancati, inviti snobbati…Non perdiamoci d’animo, a noi spetta solo di riempire le giare, del poco che abbiamo, del niente che siamo…e con nostro stupore vedremo trasformarsi l’acqua in vino, cioè vedremo che qualcosa di bello nascerà, che c’è ancora tanto del bene…e lo vediamo in questa Eucaristia, in ogni Eucaristia che attinge la presenza del Signore il suo Sangue da quella sovrabbondanza di vino. Ogni Messa non è solo rito, ma un grande mistero…è un attingere a quella festa di Nozze del Signore con l’Umanità significata dalle Nozze di Cana che in modo unico il Signore rivivrà nell’Ultima Cena prima del dono totale di se stesso, della sua vita sul legno della croce.
 

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