II Domenica di Pasqua o «della Divina Misericordia»
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RUBRICHE > Riflessioni sul Vangelo
27-04-2019
II DOMENICA DI PASQUA O «DELLA DIVINA MISERICORDIA»
Domenica 28 aprile 2019
Resto sempre colpito, affascinato, ma anche amareggiato da quanto registra il brano degli Atti degli Apostoli nella domenica Ottava di Pasqua, l’abbiamo sentito,…”Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne……
Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva…e nelle letture di questa settimana san Luca registra…e ai credenti si aggiunsero ….tremila, cinquemila persone…..
Resto affascinato e amareggiato dicevo…perché perché mi chiedo dove sono oggi queste persone, non si aggiungono ma si tolgono, siamo sempre meno tanti banchi delle nostre chiese (ma di tutte) sono vuoti, molti se ne vanno….certo ci saranno tanti motivi, anche gli scandali nella chiesa, ma credo il motivo sia un altro, quello che non abbiamo più quell’attrattiva, non riusciamo a far percepire quella freschezza del vangelo, dell’annuncio….
E dentro queste tristezze, a volte paure, probabilmente “chiusure”…il Signore non manca di venire, di venirci incontro, di visitarci…..ecco al pagina del vangelo: La sera di Pasqua il Signore entra in quella stanza chiusa, porte e finestre sbarrate, dove manca l'aria e si respira paura….”per timore dei Giudei” nota l’evangelista! Solo Tommaso ha il coraggio di andare e venire.
Soffiò e disse loro: ricevete lo Spirito Santo. Quella piccola comunità, segnata dal tradimento e dalla paura improvvisamente diventa altro, sale della terra lievito per l’Umanità.
E Gesù li invia! Sono quelli di prima, eppure sarà la forza dello Spirito santo, il respiro del Risorto a renderli coraggiosi e strumenti di misericordia. Dice padre Ermes Ronchi: “Per vivere Dio ha bisogno di perdonare. Per essere Padre ha la necessità di abbracciare ogni figlio che torna, deve andare da ogni figlio maggiore che non capisce, cercare ogni pecora che si perde. La misericordia è un bisogno di Dio, non un attributo fra altri, ma l'identità stessa del Padre, una necessità: oggi devo fermarmi a casa tua, dirà Gesù a Zaccheo! E concluderà: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza». Cioè non disperiamo…anche se spesso i nostri discorsi guardano al mezzo bicchiere vuoto, sono segnati da un realismo velato di pessimismo…Gesù non si dimentica di noi, ci viene incontro per portarci quella pace che è fondamento per la nostra gioia. E non è facile convertirsi alla gioia…La sapienza della chiesa e della Liturgia è stata grande, infatti ha pensato, se ci servono 40 giorni (la Quaresima) per convertirci, ce ne servono di più 50 fino a  Pentecoste per convertirci alla gioia…
ma questa gioia, pace del Signore, non deve rimanere più chiusa tra quattro mura o nei nostri cuori, il Signore ci invia per portarla a tutti! Prima missione, primo lavoro, prima evangelizzazione che consegna a coloro che hanno ricevuto lo  spirito santo é: voi perdonerete..., con l'atto creativo del perdono che riapre il futuro, che tira fuori la farfalla dal bruco, dal verme che mi sembra o temo di essere.
E otto giorni dopo, come abbiamo sentito, è ancora lì: l'abbandonato ritorna da quelli che sanno solo abbandonare. Li ha inviati per le strade, ma li ritrova ancora in quella stanza chiusa. Ma Gesù accompagna con delicatezza infinita la fede piccola dei suoi, con umanità suprema gestisce l'imperfezione delle vite di tutti. Non ci chiede di essere perfetti, ma di essere autentici; non di essere immacolati, ma di essere incamminati.” Tommaso (Didimo) che significa “gemello”, è gemello di tutti noi, incredulo, ma chiamato a mettere il dito, a toccare le piaghe, quel segno che per noi costantemente diventa “pane” e che non solo tocchiamo, ma del quale ci cibiamo. Possa il soffio dello Spirito rendere capaci anche noi di “uscire” dai nostri schemi mentali e di fede imparata e vivere l’avventura del Vangelo, dell’essere missionari oggi nel tempo in cui viviamo.

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