Pentecoste
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RUBRICHE > Riflessioni sul Vangelo
07-06-2019
PENTECOSTE
Domenica 9 giugno 2019
Il Vangelo di Luca di domenica scorsa aveva queste parole pronunciate da Gesù:
”Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso…”; E la Pentecoste, festa della missione, nascita della Chiesa, è al realizzazione di questa promessa e di questo invio-missione.
Nei giorni della sua vita terrena un ardente desiderio bruciava incontenibile nel cuore di Gesù. Un giorno lo ha esternato lui stesso con parole infiammate, percorse da un fremito irrefrenabile, e puntualmente riportate dall’evangelista Luca (Lc 12,49s): “Io sono venuto ad accendere un fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Chiediamoci ora: che cos’è questo fuoco e cosa sarà mai questo battesimo? E ancora: qual è il momento supremo in cui Gesù intravede il compimento del suo desiderio? Secondo lo stesso evangelista, san Luca, con quelle parole Gesù deve certamente avere avuto in mente l’evento della Pentecoste, di cui il Battista aveva parlato, proprio alludendo al Messia Gesù: “Io vi battezzo con acqua, ma… lui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Lc 3,15s). In effetti lo stesso evangelista, nel libro degli Atti, presenta la Pentecoste come il primo solenne battesimo di tutta la Chiesa, un battesimo non di acqua, ma appunto di fuoco, come si intuisce dall’effusione dello Spirito Santo, nel segno delle lingue di fuoco posate su Maria e gli apostoli, nel cenacolo (cfr Atti 2,3). Ma ci chiediamo quel “fuoco” acceso il giorno del nostro battesimo che fine ha fatto? Tutti lo sanno che un fuoco, per quanto ardente, può arrivare a spegnersi, può rimanere coperto da una coltre di cenere, e allora è come se non bruciasse affatto. Questa è la situazione precisa in cui il fuoco dello Spirito e dell’amore di Dio è in molti cristiani, é spento, perché non accende una vita, non provoca una missione, non genera una testimonianza, non contagia una gioia. Ma un bel giorno un credente si accorge che la sua vita cristiana è scarica: è incolore, inodore e insapore, e avverte una scossa. Prova una gran voglia di cambiare; gli sembra come di passare attraverso un nuovo battesimo di fuoco; sente un insopprimibile desiderio di vivere la “vita nuova”, ricevuta in dono il giorno del suo battesimo. Perché, e cito un passaggio di una Omelia di papa Francesco per la Pentecoste, “…il mondo ha bisogno di uomini e donne non chiusi, ma ricolmi di Spirito Santo. La chiusura allo Spirito Santo è non soltanto mancanza di libertà, ma anche peccato. Ci sono tanti modi di chiudersi allo Spirito Santo: nell’egoismo del proprio vantaggio, nel legalismo rigido – come l’atteggiamento dei dottori della legge che Gesù chiama ipocriti –, nella mancanza di memoria per ciò che Gesù ha insegnato, nel vivere la vita cristiana non come servizio ma come interesse personale, e così via. Invece, il mondo ha bisogno del coraggio, della speranza, della fede e della perseveranza dei discepoli di Cristo. Il mondo ha bisogno dei frutti, dei doni dello Spirito Santo, come elenca san Paolo: «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22). Il dono dello Spirito Santo è stato elargito in abbondanza alla Chiesa e a ciascuno di noi, perché possiamo vivere con fede genuina e carità operosa, perché possiamo diffondere i semi della riconciliazione e della pace. Rafforzati dallo Spirito - che guida, ci guida alla verità, che rinnova noi e tutta la terra, e che ci dona i frutti - rafforzati nello Spirito e da questi molteplici doni, diventiamo capaci di lottare senza compromessi contro il peccato, di lottare senza compromessi contro la corruzione, che si allarga sempre più nel mondo di giorno in giorno, e di dedicarci con paziente perseveranza alle opere della giustizia e della pace.”
Questo è anche l’augurio che oggi ci facciamo.
don Maurizio
 

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