Hanno detto, hanno scritto...
E' essenziale non ignorare i valori morali e spirituali che entrano in gioco quando degli individui decidono liberamente e consapevolmente di donare una parte di sé, una parte del loro corpo, al fine di salvare la vita di un altro essere umano".
Papa Giovanni Paolo II°, 1991.
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"Ogni intervento di trapianto d'organo, come già in altra occasione ho avuto modo di sottolineare, ha generalmente all'origine una decisione di alto valore etico: offrire senza ricompensa una parte del proprio corpo per la salute ed il benessere di un'altra persona. Proprio in questo risiede la nobiltà del gesto, che si configura come un autentico atto d'amore. Non si dona semplicemente qualcosa di sé, dal momento che, in forza della sua unione sostanziale con un'anima spirituale, il corpo umano non può essere considerato solo come un complesso di tessuti, di organi e funzioni, ma è parte costitutiva della persona che attraverso di esso si manifesta e si esprime".
Papa Benedetto XVI
Dal discorso tenuto al XXVII Congresso Internazionale dei trapianti d'organo.
"E' lecito aderire, spontaneamente ed in piena coscienza, alla cultura dei trapianti e della donazione degli organi. Io sono iscritto da anni all'associazione e porto sempre con me questo documento dove è scritto che sono disponibile a offrire i miei organi a chi ne avesse bisogno: è un atto d'amore.
Papa Benedetto XVI
Da "Ratzinger custode della fede" di Andrea Tornielli.
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"Volerci preservare nei nostri resti mortali, quasi venisse meno, altrimenti, il rispetto che ci dobbiamo, non è frutto, per fortuna, di un'idea limpida e netta; è anzi qualcosa di incerto e ritrattabile. Nella difficoltà di aprire menti e animo a un criterio più concretamente solidale della condizione umana c'è il lascito di un'educazione che ci ha consegnato per millenni a ritualità retrive come, poi, il rispetto della morte nelie sue forme più ridondanti e arcaiche si concili con gli stermini che ogni giorno, dove più dove meno, insanguinano la nostra storia, il parlarne è quasi retorico. Forse aveva ragione Pasternak quando affermava che obbediamo a due velocità, quella interiore e quella storica e quasi sempre l'una e l'altra non combaciano: Cè da augurarsi, dovendo restare a questa risorsa rivelatasi, sempre più, unica e fondamentale per aggiungere vita alla vita, che la legge riesca a conciliare Ie due velocità; e che al traguardo arrivino alia pari, la salute fisica ridonata ai trapiantati e quelia morale di chi ha capito che cosa significa, di fronte al dolore, uscirne insieme".
Sergio Zavoli, giornalista scrittore, da "La lunga vita" ed.Mondadori.
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"Questo è un avvenimento di alto valore morale e civile, per la diffusione di una nuova cultura della solidarietà nei confronti di coloro che sono altrimenti destinati a non sopravvivere alle gravi patologie di cui sono afflitti".
Ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro in occasione della "Giomata Nazionale della Donazione e Trapianto d'Organi" a cui ha conferito il suo alto patronato.
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''La vita è un dono di Dio e in quanto tale ognuno di noi ha il dovere di preservarla e di conservarla nel migliore dei modi e il più a lungo possibile. Ne consegue che ognuno di noi non è padrone assoluto del proprio corpo. Di fronte alia necessità di salvare una vita umana, qualsiasi vita umana, tutti i divieti religiosi diventano secondari".
Luciano Caro, rabbino di Ferrara, Mantova.
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''II nostro bambino non è stato invano in questo Paese; per ripagarlo di tutto il bene che ne ha ricevuto, egli è oggi vivo nel corpo dei cinque bambini italiani che hanno i suoi organi. Sarà il loro amico per tutta la vita".
I genitori di Nicholas Green che chiameremo, parafrasando la sig.ra Ida Magli "poeti che conoscono l'uomo in tutte le più profonde dimensioni della sua esistenza".
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"Il dono gratuito di organi dopo la morte è legittimo e può essere meritorio"
Nuovo catechismo cattolico 1997-2&01.
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"Il trapianto di organi che senza dubbio è un salutare trionfo della moderna tecnologia medica, non può fare a meno, nella promozione della donazione, di affrontare il tema delta morte perché deve affrontare il tema dell'elaborazione del lutto nel giovane e nell'adulto che si impegna nella donazione nel momento della sua morte. Nel vivente giovane o adulto inviato consapevolmente alla donazione (discorso educativo formativo di largo respiro che si comincia a fare nelle scuole) non c'è dubbio che nell'atto dell'accettazione avviene nel suo immaginario una salutare elaborazione. Questo contatto autentico con la propria finitezza e con l'esperienza immaginaria della donazione di organi del proprio sé corporeo rappresenta (insisto su questo) un momento di autoformazione che il ricordo di tanto in tanto riattiverà, di grande portata maturativa nella crescita della persona, in quanto contrasta o quantomeno addomestica quella parte bambina che è dentro ognuno di noi, che si considera onnipotente, immortale e quasi sempre poco permeabile ai richiami di finitezza, di precarietà suggeriti dall'esperienza della vita".
Prof.Renzo Canestrari, medico psicologo, Convegno pubblico-Modena.
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"Il trapianto può davvero fornire una più vera cultura della vita, perché richiede solidarietà umana e, per il cristiano, di carità... "
Carlo Maria Martini, Cardinale Arcivescovo di Milano.
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"La donazione è l'espressione più alta di sentimento, quello dell'amore per la vita, è l'affermazione del diritto a sperare, nonostante quelle realtà, ineluttabili, che spesso sconvolgono e condizionano direttamente il corso dell'esistenza umana."
Il Presidente della Repubblica C.A. Ciampi, 27/9/1999
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"E' lodevole la proposta della mostra di pittura "Arte per la vita", per promuovere la diffusione della cultura della donazione di organi per il trapianto terapeutico. Infatti, tuttora il maggiore limite alla crescita dell'attività trapiantologica, che può ridare a molti la gioia di vivere, è costituita sicuramente dalla limitata disponibilità di organi.
S'impone perciò l'urgenza di trasmettere in tutti i modi possibili il messaggio alla vita, che come inno viene proclamato con potenza sin dalle prime pagine della Bibbia. Se per i cristiani è naturale trovare la motivazione più profonda della donazione degli organi nel dono totale di sé che il Cristo fece al Padre, ogni uomo di buona volontà può riconoscere nel processo di donazione un gesto impareggiabile di solidarietà sociale e umana che ci può tutti accomunare."
Arcivescovo di Catania Salvatore Gristina (in occasione dell'inaugurazione della mostra "Arte per la vita") Catania 2003
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"Nella mia attività di collaboratore scientifico di una casa farmaceutica, periodicamente visitavo i reparti ospedalieri e ve n’era uno in particolare che visitavo malvolentieri: il centro dialisi. Vedere quei pazienti emaciati, dai volti tristi, sconsolati, legati ai reni artificiali per 11-12 ore al giorno (erano i tempi di dialisi del ’70) per 3 giorni la settimana, mi provocava una tale angoscia da togliermi il respiro. Cominciai allora a interessarmi al problema di questi ammalati: interpellai medici, chirurghi, consultai nefrologi, dializzatori, medici legali, biologi. Approfondii attraverso testi scientifici la conoscenza dell’argomento e dopo 9 mesi di indagine decisi che si doveva fare qualcosa di positivo e concreto per le migliaia di pazienti costretti alla dialisi per sopravvivere. Allora nell’Italia del 1970, erano poco più di 4.000. Essendo insufficienti i centri dialisi, i nefropatici erano costretti a recarsi 3 volte la settimana a centinaia di km da casa loro: da Torino a Udine, da Potenza a Napoli, da Bolzano a Verona. I dializzati non avevano un futuro certo senza il trapianto. E il trapianto divenne il mio obiettivo. Dovevo fare qualcosa, la mia coscienza si ribellava nel vedere l’indifferenza quasi totale verso questi pazienti. Casi pietosi, drammatici decessi, viaggi della speranza all’estero, il più delle volte vani. Non potevo più ripetermi: “Ma non è un problema mio…”. Dovevo fare qualcosa e così feci."
Giorgio Brumat
dal volume “AIDO 1971- 1991 Vent’anni per la vita”
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