Pensieri... XXXII Domenica del tempo ordinario
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RUBRICHE > Riflessioni sul Vangelo
09-11-2017
PENSIERI... XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Domenica 12 novembre 2017
Forse questo racconto calza in qualche modo con la parabola del Vangelo di oggi.
Un vecchio rabbino domandò una volta ai suoi allievi da che cosa si potesse riconoscere il momento preciso in cui finiva la notte e cominciava il giorno.
"Forse da quando si può distinguere con facilità un cane da una pecora?".
"No", disse il rabbino.
"Quando si distingue un albero di datteri da un albero di fichi?".
"No", ripeté il rabbino.
"Ma quand'è, allora?", domandarono gli allievi. Il rabbino rispose: "E' quando guardando il volto di una persona qualunque, tu riconosci un fratello o una sorella. Fino a quel punto è ancora notte nel tuo cuore".

Ecco lo sposo! Andategli incontro!
E’ bellissima questa immagine del Vangelo perché ci richiama al senso della nostra vita che è quello di uscire…di “andare incontro”. Uscire dalle nostre chiusure e, in fondo alla notte, ecco con sorpresa lo splendore di un abbraccio. Non un abbraccio qualsiasi, ma Dio come un abbraccio. Fin dall’inizio quando si esce per cominciare a vivere o meglio per andare incontro alla luce, alla vita, fino al giorno in cui, abbiamo riflettuto nei giorni di Tutti i Santi, usciamo dalla vita per incontrare la nostra vita, la vera Vita nascosta in Dio. Il secondo elemento importante della parabola è la luce: il Regno di Dio è simile a dieci ragazze armate solo di un po' di luce, di quasi niente, del coraggio sufficiente per il primo passo. Il regno di Dio è simile a dieci piccole luci, anche se intorno è notte. Simile a qualche seme nella terra, a un pizzico di lievito nella pasta. Ma sorge un problema: cinque ragazze sono sagge, hanno portato dell'olio, saranno custodi della luce; cinque sono stolte, hanno un vaso vuoto, una vita vuota, una vita quasi spenta. Gesù non spiega che cosa sia l'olio delle lampade. Sappiamo però che ha a che fare con la luce e col fuoco: in fondo, è saper bruciare, appassionarsi per qualcosa o meglio per Qualcuno. L'alternativa centrale è tra vivere accesi o vivere spenti.
Dateci un po' del vostro olio perché le nostre lampade si spengono... la risposta è dura: no, perché non venga a mancare a noi e a voi. Il senso profondo di queste parole è un richiamo alla responsabilità: un altro non può amare al posto mio, essere buono o onesto al posto mio, desiderare Dio per me. Se io non sono responsabile di me stesso, chi lo sarà per me? Parabola esigente e consolante. Tutte si addormentano, sagge e stolte, ed è la nostra storia: tutti ci siamo stancati, forse abbiamo mollato, viviamo la debolezza della natura umana, respiriamo anche spiritualmente nel nostro tempo un’aria insalubre. Ma nel momento più nero, qualcosa, una voce una parola una persona, ci ha risvegliato, ci può risvegliare. La nostra vera forza, cioè la fede, sta nella certezza che la voce di Dio verrà. È in quella voce, che non mancherà; che verrà a ridestare da tutti gli sconforti; che mi rialza dicendo che di me non è stanco; che disegna un mondo colmo di incontri e di luci.
Papa Francesco a questo proposito dice: “Bussano con insistenza, ma ormai è troppo tardi, lo Sposo risponde: non vi conosco. Lo Sposo è il Signore, e il tempo di attesa del suo arrivo è il tempo che Egli ci dona, a tutti noi, con misericordia e pazienza, prima della sua venuta finale; è un tempo di vigilanza; tempo in cui dobbiamo tenere accese le lampade della fede, della speranza e della carità, in cui tenere aperto il cuore al bene, alla bellezza e alla verità; tempo da vivere secondo Dio, poiché non conosciamo né il giorno, né l’ora del ritorno di Cristo. Quello che ci è chiesto è di essere preparati all’incontro - preparati ad un incontro, ad un bell’incontro, l’incontro con Gesù -, che significa saper vedere i segni della sua presenza, tenere viva la nostra fede, con la preghiera, con i Sacramenti, essere vigilanti per non addormentarci, per non dimenticarci di Dio. La vita dei cristiani addormentati è una vita triste, non è una vita felice. Il cristiano dev’essere felice, possedere la gioia di Gesù. Allora oggi l’invito è: Non addormentiamoci!
don Maurizio Qualizza
 

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