Solennità di N.S. Gesù Cristo Re dell'Universo
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RUBRICHE > Riflessioni sul Vangelo
25-11-2017
SOLENNITÀ DI N.S. GESÙ CRISTO RE DELL'UNIVERSO
Domenica 26 novembre 2017
Avevo fame, avevo sete, ero straniero, nudo, malato, in carcere... Dal Vangelo emerge un fatto straordinario: lo sguardo di Gesù si posa sempre, in primo luogo, sul bisogno dell'uomo, sulla sua povertà e fragilità. E dopo la povertà, il suo sguardo va alla ricerca del bene che circola nelle vite: mi hai dato pane, acqua, un sorso di vita, e non già, come ci saremmo aspettati, alla ricerca dei peccati e degli errori dell'uomo. Ed elenca sei opere buone che rispondono alla domanda su cui si regge tutta la Bibbia: che cosa hai fatto di tuo fratello?
Quelli che Gesù evidenzia non sono grandi gesti, ma gesti potenti, perché fanno vivere, perché nascono da chi ha lo stesso sguardo di Dio.
Grandioso capovolgimento di prospettive: Dio non guarda il peccato commesso, ma il bene fatto. Sulle bilance di Dio il bene pesa di più. E’ la bellezza della fede: la luce è più forte del buio; una spiga di grano vale più di tanta zizzania del cuore.
Ed ecco il giudizio: che cosa rimane quando non rimane più niente? Rimane l'amore, dato e ricevuto. In questa scena potente e drammatica, che poi è lo svelamento della verità ultima del vivere, Gesù stabilisce un legame così stretto tra sé e gli uomini, da arrivare fino a identificarsi con loro: quello che avete fatto a uno dei miei fratelli, l'avete fatto a me! Perché il potere di questo Re, di Gesù, disse Papa Benedetto XVI in una sua omelia per l’odierna solennità “Non è quello dei re e dei grandi di questo mondo; è il potere divino di dare la vita eterna, di liberare dal male, di sconfiggere il dominio della morte. È il potere dell’Amore, che sa ricavare il bene dal male, intenerire un cuore indurito, portare pace nel conflitto più aspro, accendere la speranza nel buio più fitto. Questo Regno della Grazia non si impone mai, e rispetta sempre la nostra libertà. Cristo è venuto a “rendere testimonianza alla verità” (Gv 18,37) – come dichiarò di fronte a Pilato –: chi accoglie la sua testimonianza, si pone sotto la sua “bandiera”, secondo l’immagine cara a sant’Ignazio di Loyola. Ad ogni coscienza, dunque, si rende necessaria – questo sì – una scelta: chi voglio seguire? Dio o il maligno? La verità o la menzogna? Scegliere per Cristo non garantisce il successo secondo i criteri del mondo, ma assicura quella pace e quella gioia che solo Lui può dare. Lo dimostra, in ogni epoca, l’esperienza di tanti uomini e donne che, in nome di Cristo, in nome della verità e della giustizia, hanno saputo opporsi alle lusinghe dei poteri terreni con le loro diverse maschere, sino a sigillare con il martirio questa loro fedeltà.
Gesù in tutto il Vangelo pronuncia una grandiosa dichiarazione d'amore per l'uomo, per noi che tante volte pensiamo che la fede, Dio, il Signore Gesù sia un intralcio alla nostra libertà, alla nostra felicità, alla nostra vita…molti lo pensano davvero, ci credono e abbandonano, girano le spalle alla Chiesa, ma di conseguenza anche al Signore….E così direbbe Papa Francesco, cresce quell’atteggiamento di indifferenza che l’ha definito «globalizzazione dell'indifferenza». Il male più grande, quello di aver smarrito lo sguardo, l'attenzione, il cuore di Dio fra noi.
Un Dio un Gesù Cristo, continua il Papa, che è il centro della storia dell’umanità, e anche il centro della storia di ogni uomo. A Lui possiamo riferire le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di cui è intessuta la nostra vita. Quando Gesù è al centro, anche i momenti più bui della nostra esistenza si illuminano, e ci dà speranza, come avviene per il buon ladrone che riconosce che al centro, di quelle 3 croci sul Calvario c’è Gesù, il figlio di Dio!
don Maurizio Qualizza

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