II DI PASQUA o «DELLA DIVINA MISERICORDIA»
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RUBRICHE > Riflessioni sul Vangelo
06-04-2018
II DI PASQUA O «DELLA DIVINA MISERICORDIA»
Domenica 8 aprile 2018
La festa della Divina Misericordia, è stata voluta per tutta la Chiesa nel 2000 da san Giovanni Paolo II per cui arricchirò questi pensieri anche con le sue parole espresse in una sua omelia proprio per questa festa…
Otto giorni dopo venne Gesù, a porte chiuse. Ci conforta pensare che, se anche trova chiuso, Lui non se ne va, ma continua il suo assedio dolce e implacabile. Otto giorni dopo è ancora lì: l'abbandonato ritorna da quelli che sanno solo abbandonare, il tradito ritorna da quelli che lo hanno consegnato ai nemici. Venne e stette in mezzo a loro. Le sue apparizioni non hanno mai il clamore di una imposizione. Non si preoccupa di sé, il Risorto, ma del pianto di Maddalena, delle donne che vanno, anzi corrono per profumare il suo corpo straziato, delle paure degli apostoli, delle difficoltà di Tommaso, delle reti vuote dei suoi amici quando tornano sul lago dove tutto ha avuto inizio. Ha ancora e sempre quel grembiule ai fianchi! Non viene a chiedere, viene a portare aiuto. Per questo è inconfondibile. Pace a voi. Non si tratta di un semplice augurio, ma di una affermazione: c'è pace per voi, è pace dentro di voi, pace crescente. Shalom, ha detto, ed è parola biblica che contiene molto di più della semplice fine delle guerre o delle violenze, porta la forza dei retti di cuore dentro le persecuzioni, la serenità dei giusti dentro e contro le ingiustizie, una vita appassionata dentro vite spente, pienezza e fioritura. Gesù ritorna per Tommaso, per chi vive i ritardi della vita, per chi non è presente nel momento opportuno, per chi vacilla nella fede…
Tommaso, metti qua il dito nel foro dei chiodi, stendi la mano, tocca! Gesù risorto non porta altro che le piaghe del crocifisso, porta l'oro delle ferite che ci hanno guarito. Nelle ferite c'è l'oro dell'amore. Le ferite sono sacre, c'è Dio nelle ferite… come qualcosa di veramente prezioso… Gesù non si scandalizza dei dubbi di Tommaso, non gli rimprovera la fatica di credere, ma si avvicina ancora, e tende quelle mani dove l'amore ha scritto il suo racconto d'oro. A Tommaso basta questo gesto. Chi ti tende la mano, chi non ti giudica ma ti incoraggia, e ti offre una mano dove riposare e riprendere il fiato del coraggio, è Gesù. Non ti puoi sbagliare! Questo vale anche per noi che ci troviamo nella beatitudine aggiunta da Gesù: ”Beati quelli che non hanno visto eppure credono” Una beatitudine confermata da San Pietro nella sua lettera: beati noi che «lo amiamo pur senza averlo visto» (1Pt 1,8). Giovanni Paolo II sottolinea invece quel "Non temere! Una parola che  ci invita a volgere lo sguardo verso Cristo, per sperimentarne la rassicurante presenza. A ciascuno, in qualsiasi condizione si trovi, fosse pure la più complessa e drammatica, il Risorto ripete: "Non temere!"; sono morto sulla croce, ma ora "vivo per sempre"; che bello sentire dentro di noi, grazie alla Pasqua, una forza, una luce, una presenza che vince le nostre paure… E poi... richiamandosi al salmo invita a far nostra l’esclamazione del salmista… "Rendete grazie al Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia" (Sal 117,1). Facciamo nostra l'esclamazione del Salmista, che abbiamo cantato nel Salmo responsoriale: eterna è la misericordia del Signore! Per comprendere sino in fondo la verità di queste parole, lasciamoci condurre dalla liturgia nel cuore dell'evento di salvezza, che unisce la morte e la risurrezione di Cristo alla nostra esistenza e alla storia del mondo. Questo prodigio di misericordia ha radicalmente mutato le sorti dell'umanità. E' un prodigio in cui si dispiega in pienezza l'amore del Padre che, per la nostra redenzione, non indietreggia neppure davanti al sacrificio del suo Figlio unigenito. Nel Cristo umiliato e sofferente credenti e non credenti possono ammirare una solidarietà sorprendente, che lo unisce alla nostra umana condizione oltre ogni immaginabile misura. La Croce, anche dopo la risurrezione del Figlio di Dio, "parla e non cessa mai di parlare di Dio-Padre, che è assolutamente fedele al suo eterno amore verso l'uomo... Credere in tale amore significa credere nella misericordia" (Dives in misericordia, 7).
don Maurizio
 

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