Natività di S. Giovanni Battista
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RUBRICHE > Riflessioni sul Vangelo
23-06-2018
NATIVITÀ DI S. GIOVANNI BATTISTA
Domenica 24 giugno 2018
Bella questa figura che oggi la liturgia ci regala, Giovanni Battista…“Voce di uno che grida nel deserto”. Nel deserto come spazio fisico, ma (oggi più che mai) deserto dell'anima, delle relazioni, deserto nelle comunità parrocchiali, nelle periferie esistenziali, nelle infinite situazioni di solitudine e aridità spirituale che la società dell'”usa e getta” nasconde sotto un velo di apparente benessere. Questa liturgia fa memoria di Giovanni Battista, il “precursore di Cristo”, una tra le figure più importanti nei testi evangelici, riconosciuto come santo fin dagli albori della cristianità, del quale lo stesso Gesù disse: “Io vi dico, tra i nati di donna non c'è nessuno più grande di Giovanni, e il più grande di Giovanni Battista”.
Che messaggio ci viene dalla Parola di Dio? Innanzitutto che il Battista ha resistito al male: Sulla vicenda di Erode, sulla materia del matrimonio e della famiglia, San Giovanni non fa sconti al potente e afferma la verità del matrimonio fino a rimetterci la vita. E’ un esempio grandioso di martirio, che forse – ai nostri giorni – può suscitare domande e qualche sorriso di compatimento.  Poteva venire a compromesso; far finta di non sapere; dire frasi ambigue che potessero prestarsi a interpretazioni accomodanti. Qualcuno, oggi, potrebbe considerarlo esagerato e intransigente, addirittura intollerante e illiberale. Ma lui ha resistito alle immaginabili blandizie e alle certe minacce. E’ rimasto ancorato alla verità, servitore della verità non di se stesso; per questo Giovanni è un uomo libero e forte. L’uomo è forte solo quando si appoggia a ciò che è forte: è forte la verità. Neppure la vita è forte perché – quella terrena – passa, mentre la verità resta. E appoggiarsi a ciò che resta è forza che dà la capacità di resistere al male e alla menzogna.
Oggi si parla spesso di fragilità: cos’è mai? E’ l’incapacità di stare dentro a situazioni difficili, a conflitti che fanno parte della vita e della società: domina il sentimento dello star bene emotivo e psicologico, che non dipende dalla verità del bene ma dalle sensazioni. E allora, non essendo ancorati alla roccia della verità spirituale e morale, si cercano compromessi di ogni tipo: economico, affettivo, etico. San Giovanni, invece, resiste, perché aveva maturato in sé la forza dello spirito nella frequentazione della verità.
Poi la “globalizzazione”, ovvero quel pensiero unico che – come già disse Benedetto XVI “non è sinonimo di ordine mondiale, tutt’altro”. A causa di questi mali, disse Papa Francesco, si finisce per negoziare non solo i valori, ma la stessa fede. E questo è un grave rischio.
Forse anche ai tempi del Battista certi costumi erano diffusi, ma Lui non ne ha preso atto passivamente: ha resistito al pensiero generale – al così fan tutti – ed ha affermato la verità. E in questo suo resistere a Erode Giovanni ha amato Erode e lo ha servito nel modo più radicale e concreto: ha dato la vita. La verità, che Giovanni ha amato fino all’estremo sacrificio, non è astratta, ma è concreta come la carne e il sangue di Cristo.
Per questo ogni credente è chiamato a diventare come il Battista, appassionato e resistente messaggero della verità di Dio e dell’uomo. E questa è la forma alta dell’amore.
"Le nostre fatiche, le tiepidezze o le incoerenze di cristiani derivano da una fede languida, poco pregata, che non scalda il cuore". L'esempio di San Giovanni Battista è quindi quello di una fede più forte e convinta, custodita e coltivata con la preghiera, i sacramenti e le opere di misericordia: "Insieme come segno di unità e amore, portatori della gioia del Vangelo, samaritani di speranza perché messaggeri di Cristo, del Signore Gesù".
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