XVI Domenica del Tempo Ordinario
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RUBRICHE > Riflessioni sul Vangelo
22-07-2018
XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Domenica 22 luglio 2018
La Parola di Dio di questa domenica ci parla del buon pastore. Dio stesso - abbiamo sentito - per mezzo del profeta Geremia dice: “Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra.”
Troppi pastori in Israele non sono stati all’altezza della missione loro affidata.  Per questo Dio prende nuovamente l’iniziativa di suscitare quel “Pastore” che sarà nientemeno che il suo Figlio Gesù, così come nel salmo: “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla”. E la venuta di Gesù, di Dio in mezzo a noi, ci ha detto l’apostolo Paolo, ci ha fatti vicini, noi che eravamo lontani. Ma vorrei fermarmi per alcuni momenti sulla pagina evangelica. In che cosa consiste questo essere pastore di Gesù, pastore diverso dagli altri? Prima di tutto nell’accoglienza, un’accoglienza data alla gente, uno stile che attrae. Infatti in questo brano del Vangelo, la gente percepisce che Gesù era andato dall’altra parte del lago, e loro lo seguono cercando di raggiungerlo via terra, fino all’altra riva. “Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”.
Accogliere, ci dice continuamente il Papa con le sue parole, è “Pensare di meno a sé stessi, agli interessi personali, e saper 'vedere' e andare incontro ai bisogni del nostro prossimo, specialmente degli ultimi".
E questo è stato fondamentale in Gesù fino alla fine quando accoglie le ultime parole del buon ladrone e lo salva, al di là delle apparenze che quell’uomo poteva avere. Vedendo quella moltitudine, Gesù si rattristò, “perché andavano come pecore senza pastore”. Nel rendersi conto che la gente non ha un pastore, Gesù comincia ad essere pastore. Comincia ad insegnare come dice il Salmo: “Il Signore è il mio pastore! Non manco di nulla!”. Per entrare nel concreto, pian piano (in verità neanche tanto piano) molte comunità si ritroveranno a non aver di fatto un pastore, un parroco come era normale fino adesso, un sacerdote che viva con loro. Potranno non perdere la speranza credendo veramente che Gesù si fa loro pastore, che non verrà a mancare il necessario, che non saranno cioè certe visioni pastorali a far mancare loro quel necessario per  la vita di fede che il Vangelo esprime con quel lapidario e rassicurante: non manco di nulla!
don Maurizio Qualizza
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