XXII Domenica del Tempo Ordinario
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RUBRICHE > Riflessioni sul Vangelo
01-09-2018
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Domenica 2 settembre 2018
Riprende oggi la lettura del Vangelo di Marco, riprende sottolineando che Gesù se la prende con i farisei, gli ultras della fede, che lo accusano di non osservare scrupolose norme rituali. Quasi che queste siano la volontà di Dio e non tradizioni di uomini…Un po’ come la riorganizzazione della diocesi messa in crisi agli occhi di tanti, di quelli che credevano che il motto “è stato sempre così, si è fatto sempre così” fosse volontà di Dio, cosa sacra, intoccabile…Lo dico (ma in modo pensoso perché mi rendo conto che non è facile accettare e capire fino in fondo questa nuova situazione…). Comunque…Gesù approfitta della provocazione per inquadrare la situazione: andate all'essenziale, ipocriti, è inutile osservare piccole scrupolose norme scordandosi la misericordia!
Per molti cristiani, ancora oggi, credere significa fare o meglio, non fare, qualcosa…così spesso ci si confessa dicendo quello che non si è fatto e poi…confessando il peccato di altri….diciamocelo, siamo un po’ ipocriti!
Credere invece è, anzitutto, incontrare una persona, Gesù, che sconvolge la vita e fa cambiare atteggiamento. Gesù lo sottolinea: i farisei si impegolano in piccole cose rituali trascurando l'essenziale, filtrano il moscerino e ingoiano il cammello. Come succede ancora oggi a noi bravi cristiani: abbiamo ingabbiato Gesù e la nostra fede in una serie di minime prescrizioni rituali lasciando perdere l'essenziale. E quando qualcuno esercita la profezia che significa almeno far seguire i fatti alle parole…vediamo Papa Francesco…ma non solo lui…allora ecco la reazione, a volte violenta se non in atti in parole!
Quante poche volte forse anche noi ci dispiacciamo di non amare a sufficienza, ci accusiamo di ritenere la Messa un dovere e non una festa, un dono, o di roderci perché poco disponibili agli altri, e di sospirare perché svogliati nell’essere più generosi! Tutti pronti a trovare le attenuanti del processo piuttosto che a piangere di gioia per la gratuità del perdono, troppo più preoccupati della nostra devota immagine scalfita che rapiti dalla misura dell'amore donato. Il grande pericolo per i credenti di ogni tempo, dice padre Ermes Ronchi in un suo commento, è di vivere una religione dal «cuore lontano», fatta di pratiche esteriori, di formule recitate solo con le labbra; di compiacersi dell'incenso, della musica, della bellezza delle liturgie, ma non soccorrere gli orfani e le vedove come ricorda san Giacomo nella seconda lettura). Il pericolo del cuore di pietra, indurito, del «cuore lontano» da Dio e dai poveri è quello che Gesù più teme. «Il vero peccato per Gesù è innanzitutto il rifiuto di partecipare al dolore dell'altro» e l'ipocrisia di un rapporto solo esteriore con Dio.
Lui propone il ritorno al cuore, per una religione dell'interiorità. Non c'è nulla fuori dall'uomo che entrando in lui possa renderlo impuro, sono invece le cose che escono dal cuore dell'uomo...
Gesù scardina ogni pregiudizio circa il puro e l'impuro, quei pregiudizi così duri a morire. Ogni cosa è pura: il cielo, la terra, ogni cibo, ogni cultura e colore della pelle…. Come è scritto: «Dio vide e tutto era cosa buona».
L’invito allora è quello di custodire con ogni cura il tuo cuore perché è la fonte della vita.
Via i formalismi vuoti, i nostri piccoli poteri…anche dentro la Comunità, quelle che lui chiama «tradizione degli uomini».
Gesù ci dà un respiro di libertà…ci tocca con le pagine del suo vangelo che hanno una perenne freschezza, un vento che rigenera. Chiediamo oggi al Signore di credere a questa sua parola, chiediamogli la grazia della vera fede in Lui.
 
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