«Un gancio in mezzo al cielo» di Giulia Gabrieli
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Pubblicazioni
autore: Giulia Gabrieli | editore: Paoline | anno di pubblicazione: 2012

OCCHIELLO
«UN GANCIO IN MEZZO AL CIELO» DI GIULIA GABRIELI
Questa è la testimonianza di Giulia Gabrieli, quattordici anni, malata di tumore, morta la sera del 19 agosto 2011, che ha saputo trasformare i suoi due anni di malattia in un inno alla vita, in un crescendo spirituale.
Sogno di scrivere un libro perché devo proprio ringraziare il Signore che mi ha dato tanta-tanta-tanta forza. Ho conosciuto un ragazzo che aveva il rifiuto dell'ospedale. Quando veniva qui vomitava sempre. Nel suo cervello scattava l'equazione ospedale = chemioterapia = sto male. Cioè: in ospedale si va perché si sta male. Così, ogni volta che entrava, anche solo per un prelievo del sangue o una visita, continuava a stare male. Ecco, è chiaro che così ti complichi la vita. Se invece trovi la forza per pensare che anche andare in ospedale non è poi così brutto, tutto cambia in meglio. Per questo voglio sottolineare con forza l'importanza delle persone che ti stanno vicine e della preghiera: io ringrazio il Signore di avermi donato, attraverso la malattia che è ritornata, una seconda chance per capire quanto mi vuole bene. E ora io spero che le persone lo capiscano attraverso il libro, non attraverso la malattia. Perché la mia situazione non la auguro a nessuno, nonostante io la viva bene. Però, alle persone a cui è capitato, voglio proprio far capire che non è così brutto, non si possono passare le giornate a lamentarsi. Sì, certo, mentre faccio le chemioterapie sto anch'io male e mi chiedo: «Perché è successo proprio a me?». Poi però, quando sto meglio dico: «Ma sì, dai, adesso è passato» e ci rido sopra. È questo che voglio dire alle persone malate: «Rideteci sopra». A chi invece sta bene: «Aiutate le persone che sono malate ad accettare la loro malattia e a conviverci, sarà tutto più semplice!».

Dio ci riserva sempre il meglio

Sogno di scrivere un libro, e questa è la cosa che conta di più, per dire che Lui c'è, che ci sta sempre accanto. Quando i medici hanno capito che malattia avevo, mi hanno detto: «Guarda che abbiamo scoperto che purtroppo è un tumore. Però è guaribile, te lo assicuriamo che guarirai... ». Allora io non capivo perché mia mamma pregava così tanto. Mi dicevo: «Tanto guarisco sicuramente, qual è il problema? Non c'è bisogno di fare tutte quelle preghiere». Quando la malattia si è riformata per la seconda volta, allora finalmente ho capito! Io devo pregare il Signore affinché lui mi doni, attraverso le chemioterapie, la grazia della guarigione. Ma questo non basta: noi dobbiamo pregarlo affinché lui ci dia la forza di andare avanti, di sopportare le cure, di accettarle! Quest'anno io spero di guarire, ma anche se ciò non dovesse accadere so che lui mi è sempre vicino e mi da la forza di andare avanti. Inoltre, con là mia sofferenza, sto salvando tantissime altre persone e di questo sono felice! Questo «viaggio», questa «avventura», ha cambiato la mia fede: è diventata molto più forte, e così mi sento meglio, perché so di non essere mai sola, perché accanto a me c'è la Madonna, c'è il mio angelo custode. E anche la beata Chiara Luce... Qualche volta ho chiesto al Signore se poteva alleviarmi un po' di sofferenza. Lo ha fatto anche Gesù: «Allontana da me questo calice, tuttavia non sia fatta la mia ma la tua volontà». E lui ha ascoltato la mia richiesta. Dio dice: «Chiedete e vi sarà dato». Io ho chiesto e lui mi ha dato subito. Il primo giorno del ricovero, per esempio, che è sempre un po' il più brutto, io arrivo a sera che sono stremata e, nelle mie preghiere, gli chiedo sollievo. In effetti, il giorno dopo non dico che sono al settimo cielo però, anziché essere al «piano zero», sono al «piano secondo». Ed è già tanto... Questa per me è la fede: abbandonarsi alla volontà di Dio, perché lui non ci riserva cose brutte. Lui è buono, riserva solo il meglio per noi.
 

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